L’Unione Europea da il via libera per armare i ribelli in Siria, ecco cosa c’è in ballo

 

Bambino_siriano_ferito

I ribelli siriani armati dall’occidente.

– Angelo Iervolino – 20 maggio 2013SIRIA, I ribelli in Siria armati segretamente dai paesi occidentali da tempo, in questi giorni hanno ricevuto dall’Unione Europea la benedizione ufficiale per poter ricevere armi alla luce del sole contro il governo Siriano. I ministri degli Esteri europei hanno deciso lunedì sera 27 maggio a Bruxelles di cancellare l’embargo di armi verso la Siria, ma chi sono questi ribelli? Sono persone che protestano contro il governo o la maggior parte sono mercenari stranieri, mandati li a combattere per rovesciare Assad?

Una guerra civile un pò strana, dove il numero di mercenari presenti tra i ribelli ha una notevole consistenza. L’Unione Europea ritiene di risolvere il conflitto in Siria vendendo armi ai ribelli? Non mi sembra una soluzione adeguata, piuttosto una scelta che ancora una volta mette davanti a tutto e tutti il profitto invece che le vite umane.

E’ giusto ricordare e non mi stancherò mai di farlo a questi politici europei che ogni giorno muoiono decine di bambini siriani e loro invece di trovare una soluzione diplomatica, o mandare i caschi blu dell’ONU per cercare di mettere la pace, preferiscono vendere le armi, inasprire il conflitto e quindi aumentare la morte di civili e soprattutto bambini.

Lo ha detto la leader dell’UNHCR, l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, Navi Pillay, a Ginevra per le sessioni del Consiglio per i diritti umani. In 26 mesi di conflitto, oltre 94 mila morti e più di 1,5 milioni di sfollati. “Il regime usa una forza indiscriminata e sproporzionata”, ma i gruppi ribelli non sono da meno: ”violano diritti con esecuzioni sommarie e abusi sulle donne”.

In ogni caso i ribelli non fanno solo esecuzioni sommarie e abusi sulle donne, ma torturano i soldati siriani e applicano il cannibalismo mangiandone i cadaveri. Questo è quello che succede in Siria, potete guardare con i vostri occhi i video che mi hanno mandato e le foto del cinereporter italiano della RAI Nino Fezza, che ogni giorno pubblica foto nuove sulla sua pagina Facebook per raccontarci cosa succede in Siria.

https://www.facebook.com/pages/NINO-Fezza-cinereporter/398277010188647?fref=ts

Questa è la tanto famigerata Europa, alla quale tutti noi cittadini europei dobbiamo aspirare? Non solo l’Unione Europea sta gestendo male la crisi economica europea, ma anche le relazioni con il resto del mondo. L’Europa si presenta come un agglomerato di stati guerrafondai che hanno come unico scopo quello di interferire in altri stati al fine di avere grossi profitti e appropriarsi delle materie prime, come hanno fatto in Libia e in altri paesi.

L’allentamento dell’embargo di rifornimenti di armi da parte dell’Unione europea, voluto dalla Gran Bretagna e dalla Francia, che da tempo premevano in tale direzione, conferma la difficoltà di una linea comune e condivisa nell’Unione, come è già avvenuto nella vicenda libica. Alla fine hanno deciso che ogni governo è libero di fare come vuole.

Il governo austriaco aveva messo in guardia i propri partner europei contro un’eventuale intenzione di fornire ai ribelli siriani materiali d’armamento, ritenendo che tali forniture rappresentassero “una violazione del diritto internazionale e delle leggi fondamentali dell’Unione europea”, oltre che “dei principi della Carta delle Nazioni Unite in materia di non-intervento e uso della forza”. Speriamo che almeno l’Italia non si sporchi le mani del sangue di tanti bambini siriani, come hanno deciso di fare altri paesi europei. Riguardo gli Stati Uniti d’America, mentre ufficialmente hanno rifiutato il rifornimento di armi alle forze di opposizione ad Assad, anche per la preoccupazione che tali armi finissero in mano alla componente armata islamica radicale come Jabbat al-Nusra, affiliata ad al-Qaeda, martedì 28 maggio, il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney ha dichiarato ai giornalisti“Approviamo l’azione dell’UE”. Il portavoce aggiunto del dipartimento di Stato, Patrick Ventrell, ha aggiunto che il suo paese privilegiava fino ad oggi “un’assistenza non letale” di circa 250 milioni di dollari alla ribellione contro le forze del regime del Presidente Bachar Al-Assad. I fatti sono ben altri invece come risulta dalla mia inchiesta, i ribelli siriani usano armi americane.

La Russia, alleata di Damasco insieme alla Cina, ha criticato questa decisione europea e ha confermato le consegne previste di sistemi perfezionati S-300 russi al regime siriano. Il ministro degli Esteri siriano contrario alla scelta intrapresa dalla comunità internazionale ha dichiarato:

“La decisione dell’Unione Europea costituisce un ostacolo agli sforzi internazionali per ottenere una soluzione politica alla crisi in Siria“.

Accusa ugualmente l’UE di sostenere e incoraggiare i terroristi procurando loro armi violando la legge internazionale dell’ONU. L’esercito siriano ha arrestato giorni fa tre agenti dei servizi segreti sauditi, che erano impegnati in attività terroristiche in Siria, mentre il 29 maggio l’esercito siriano ha lanciato un attacco contro i miliziani stranieri nella periferia della capitale Damasco.

Bene ora analizziamo i motivi di questa cosiddetta guerra civile…. Non si tratta di una guerra per i diritti, ma di un attacco verso un paese sovrano e molti media occidentali sostengono il contrario. Cosa può scatenare una guerra…. la parolina magica è GAS.

Leggiamo queste informazioni tratte da questo reportage sulla Siria:

“In questo scacchiere la Siria di oggi si trova al centro delle ambizioni di giocatori senza scrupoli ed artefici di un infausto gioco al massacro. Ciò dipende dal fatto che il Paese ha la “fortuna” di possedere il più colossale giacimento di gas del mondo. Dunque, mentre le ultime guerre furono fomentate per il petrolio, ora ha inizio un nuovo sporco e spietato gioco, quello delle guerre per il gas: principale fonte di energia (pulita) di questo secolo alternativa al petrolio, nonché fonte energetica indispensabile per alimentare le industrie di tutti i paesi. Dopo la caduta dell’URSS, la Russia, vista l’egemonia degli Usa sul mercato del petrolio (poi concretizzatasi ancor più con le guerre in Kuwait, Iraq e Libia) decise di investire in maniera massiccia sul gas: ovvero su produzione, trasporto e commercializzazione su larga scala del combustibile naturale. Ad inaugurare questa nuova era fu Putin nel 1995, con la strategia di Gazprom verso Azerbaigian, Turkmenistan, Iran e Medio Oriente. Mosca avviò due strategie principali: 1) la prima costituita dall’istituzione di un progetto russo-cinese (collaborazione con Pechino) focalizzato sulla crescita economica del Blocco di Shanghai; 2) la seconda per controllare le risorse del gas mediante i progetti Nord Stream e South Stream: Il primo proteso a collegare la Russia direttamente alla Germania attraverso il Mar Baltico; l’altro, il progetto South Stream, orientato verso Mar Nero, Bulgaria, Italia Meridionale, Ungheria e Austria. Ciò con l’intento di competere e surclassare il Progetto antagonista, ‘Nabucco’. Progetto Usa – supportato dall’Ue e dalla NATO – che puntava inizialmente solo sul gas del Mar Nero e dell’Azerbaigian. Da qui l’avvio di una vera e propria guerra tra i due storici schieramenti antagonisti (Usa e Russia), per il controllo dell’Europa e del Medio Oriente, e di conseguenza il crescente interesse della Commissione europea per l’annessione della Turchia nell’UE. Paese che, ricordiamo, ospita gli impianti di stoccaggio Usa di Nabucco: mossa strategicamente fondamentale per la tutela degli interessi Usa in Europa e per la tutela di Ankara, tagliata fuori dalla torta del gas, ed esclusa dai due progetti filo-russi (South Stream e Nord Stream) e danneggiata dai ritardi del progetto filo-UsaNabucco”. “Questo stato di cose, ha inciso ma non giustificato, come spiega benissimo anche il professor Imad Shueibi sullo spostamento del baricentro commerciale e militare di Usa e Nato sulla Siria di Assad”. Nabucco è stato progettato da Washington al fine di convogliare gas per 3.900 chilometri, dalla Turchia all’Austria, e trasportare 31 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dal Medio Oriente, e dalla regione del Caspio, ai mercati europei.

NATO, Usa e Francia hanno dunque cercato di sbrigare velocemente le pratiche Siria e Libano: Paesi mediorientali non proprio allineati e confacenti agli interessi occidentali. Va ricordato, infatti, che la Siria ha firmato un contratto per forniture di gas all’Iran attraverso l’Iraq. Ciò spiega il motivo per il quale sul gas siriano e libanese oggi si concentri la battaglia tra Nabucco e South Stream (Gazprom). Inizialmente, come detto, l’ambizioso progetto statunitense doveva concentrarsi solo su Asia centrale, Mar Nero e dintorni. Esso doveva competere con i due progetti russi, ma oggi, a causa di problemi tecnici, è stato rinviato al 2017, consentendo ai russi di acquisire un indubbio vantaggio sullo scacchiere planetario del gas. Da qui, allora, la necessità per gli Stati Uniti d’America di assicurasi delle zone gasifere addizionali e di iniziare all’indomani dei pretestuosi fatti dell’11 Settembre 2001, sui quali restano pesantissime ombre sulla stessa amministrazione Bush una guerra contro tutti quei paesi ricchi di gas e funzionali a tal scopo. Il tutto, paradossalmente, in nome dei diritti umani e della Democrazia.

Pertanto, gli ostacoli ed i ritardi che il progetto ha sofferto per oltre un anno, spiegano esaustivamente il grado di menzogne perpetrate ai danni dell’opinione pubblica occidentale ed europea e dall’altro canto le atrocità perpetrate ai danni di molti paesi mediorientali e delle loro sventurate popolazioni. In questo fosco scenario, notevole rilievo ha assunto anche il ruolo svolto dalla Francia: Nazione intenzionata a giocare un ruolo da co-protagonista con gli Usa, anche nel mondo del gas, dopo che (con i disordini provocati dalla “Primavera Araba”) la nazione è tornata ad esercitare (militarmente ed economicamente) il suo status quo, acquisendo una sorta di assicurazione che si estenderebbe dalla Libia alla Siria, fino al Libano. E un domani forse all’Iran. Diverso è il discorso della Germania. Per capire è utile notare come il colosso russo del gas, Gazprom, sia stato co-fondato dai tedeschi dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Questo impegno tra la Russia e la Germania ha avuto conseguenze anche di tipo demografico: infatti tre milioni di russofoni oggi vivono in Germania, rappresentando la comunità più grande dopo quella turca. Il progetto Nord Stream, il principale collegamento tra la Russia e la Germania, è stato inaugurato di recente con un oleodotto che è costato 4,7 miliardi di euro. Anche se questo gasdotto collega Russia e Germania, è stato riconosciuto come parte della sicurezza energetica europea: anche se invero, come detto, il progetto Nord Stream è strutturalmente un piano di Mosca e non europeo. Pertanto l’uso da parte della Russia delle sue vecchie relazioni non è stato dannoso per la Germania, anzi! Ciò fa luce anche su un altro lato oscuro: la Germania ritiene che la politica dell’UE sull’accollamento pro-quota del debito (sia pur fittizio ed illegale com’è) dell’Eurozona potrebbe ostacolare gli investimenti russo-tedeschi nel lungo periodo.

Ma questa è un’altra storia. Tuttavia, il crescente numero di impianti di stoccaggio di Gazprom in Austria sta andando a tutto vantaggio della Germania, che opererà come snodo per l’esportazione del gas dalla Russia all’Europa occidentale. Gazprom, pertanto, oggi è il primo fornitore di gas dell’Europa, con una percentuale di fornitura pari al 41% del suo fabbisogno, ridimensionando il ruolo degli Usa e spiegandone la sua politica bellica (travestita da missione umanitaria) in Medio Oriente. Un’espansione, quella Russa, che potrebbe toccare anche Cipro e che certamente non piace alla Turchia (anche per questo decisa a non ritirare le sue grinfie sull’isola-stato)”.

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Un commento su “L’Unione Europea da il via libera per armare i ribelli in Siria, ecco cosa c’è in ballo

  1. Il centro si occuper di gestire, per ora, le missioni militari europee non esecutive in Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia. Il nuovo comando non si occuper invece delle operazioni esecutive , come l Operazione Sophia contro i trafficanti di uomini nel Mediterraneo .

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